5 Frutti dimenticati che forse non hai mai assaggiato

Tutti i toscani conoscono il modo di dire “andare in brodo di giuggiole”,
ma quanti sanno di cosa si tratta? Sono moltissimi i frutti selvatici da cui le nostre nonne
sapevano trarre piatti e marmellate gustosissime. Da tempo non vengono più considerati,
coltivati e gustati come meriterebbero. Sono piante coltivate ormai sporadicamente
negli orti domestici, per cui trovarne i frutti al supermercato non è così facile.
Scopriamone di seguito alcuni e se vi capita di trovarli e riconoscerli non ve li fate scappare!

 

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Sorbe
Diffuse nei boschi e nei luoghi rocciosi, sono frutti autunnali simili a piccole mele.
La polpa un tempo veniva essiccata e mescolata alla farina di grano che era poca, per ottenere il pane,
mentre mischiata alla farina di mais dava un ottimo sapore alla polenta.
I frutti hanno benefici astringenti, tonici, diuretici, antireumatici e antiemorragici.

Sorbe

Sono ideali per preparare un ottimo liquore, il sorbolino, ma anche marmellate, grappe e salse.
La polpa dei frutti maturi si utilizza in cosmetica per ottenere detergenti e tonificanti per la pelle.

 

Giuggiole
L’espressione tipica toscana “andare in brodo di giuggiole”, riferita a chi manifesta grande felicità,
rende bene l’idea della loro bontà! Note anche col nome di “datteri cinesi”,  si possono consumare
al naturale freschi o secchi, per preparare marmellate, gelatine, liquori oppure conservate
sotto grappa e in salamoia. Le giuggiole sono sfruttate come tonico per ridurre gli stati d’ansia
e per alleggerire infiammazioni della gola, bronchiti, raffreddori e raucedine.
giuggiole

 

Pere Volpine
Si tratta di pere selvatiche raccolte in autunno, povere di zuccheri e calorie, ricche di vitamine
e sali minerali. Il nome sembra sia dovuto al fatto che le volpi ne siano molto ghiotte.

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Il gusto di queste pere viene esaltato dalla cottura in un buon vino rosso, intere con la loro buccia,
zucchero quanto basta e aromatizzate con cannella e chiodi di garofano.
Il succo ha funzione antisettica, anticarie, contro l’acidità, disintossicante e per la bellezza della pelle.

 

Corbezzoli
Durante il Risorgimento era uno dei simboli dell’unità nazionale per i colori che in autunno
rimandavano alla bandiera italiana: verde (foglie), bianca (fiori) e rossa (frutti).
Grazie al colore rosso intenso del frutto, la pianta viene tuttora utilizzata a scopo ornamentale
in parchi e giardini.
Dal frutto si ricavano ottime marmellate. Il miele di corbezzolo, prodotto molto ricercato
per le sue proprietà antisettiche e per il suo tipico gusto amaro, si consiglia di assaporarlo
su una fetta di pane tostato o spalmato su un pezzo di pecorino.

 

Nespole (varietà primaverile, nespolo del Giappone)

 

nespolo

Forse l’albero da frutto più conosciuto tra i 5, il nespolo nei secoli passati era un albero molto comune
nei cortili perché si credeva che allontanasse le streghe e la sfortuna.
I frutti, raccolti a primavera inoltrata, diventano molto dolci soltanto a piena maturazione,
altrimenti risultano leggermente aciduli.
Sono ricchi di vitamina A, vitamine del gruppo B, vitamina C e sali minerali.
Oltre ad essere mangiate fresche, la polpa matura viene impiegata per la preparazione
di gustose marmellate. Dal nocciolo invece si ottiene un liquore detto Nespolino.
Grazie al loro elevato potere saziante e allo scarso apporto calorico, sono utili come alimento
da integrare in un regime dietetico dimagrante.

 

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